Discussione:
La Genova di Fabrizio
(troppo vecchio per rispondere)
m***@gmail.com
2014-06-01 15:47:46 UTC
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Forse merita spendere qualche parola e ripercorrere alcuni
avvenimenti che ebbero luogo nella genova degli anni '70.
La genova di fabrizio. Ma non solo.
Così tanto per farsi un'idea degli anni in cui matura la
Storia dell'Impiegato, ma anche per capire meglio alcuni
personaggi che prendono vita in "Un Destino Ridicolo".
Credo che tutto questo c'entri, e parecchio, con la lista,
con fabrizio, con tutti noi, qui, in qualche modo.
Non è mia intenzione "fare storia". Vi racconto quello che
mi ricordo.
Si parla della cosidetta banda XXII Ottobre, la banda Rossi,
o meglio i GAP genovesi. Si parla del rapimento del giudice
Sossi, ad opera delle brigate rosse.
Si parla di "preistoria", di fascismo e di antifascismo.
Ciascuno faccia quel che crede. Chi ritiene di poterlo
legare in qualche modo a Fabrizio de André, lo faccia;
chi lo vuole ignorare, lo ignori.
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"Attenzione, qui GAP, gruppi di azione partigiana, il fascismo
è risorto. Ricordiamoci del luglio '60. Prepariamoci a scendere
in lotta. Morte ai fascisti, morte ai padroni. Sabato prossimo
ci sarà una manifestazione fascista a Genova. Impediamo questa
provocazione simile a quelle già avvenute a Milano e a Roma."
Così Radio GAP, un settimana prima del 25 aprile 1970, quando
Almirante si preparava a tenere il suo comizio elettorale a
Genova.
Il messaggio venne raccolto dai giovani antifascisti genovesi
che trasformano il comizio di Almirante in una sassaiola in cui
trova la morte il fascista Venturini.
E' la prima azione clamorosa dei GAP. Prima vi erano stati gli
attentati al consolato USA, alla caserma dei carabinieri di
via Moresco e ad un camion di materiale bellico destinato
alle forze USA in vietnam.
Seguirà l'attentato alla sede del PSU di Ferri.
I compiti che la situazione impone, ai compagni dei GAP.
esigono ben altri mezzi finanziari. Quando Rinaldi sottopone
loro il piano del rapimento Gadolla, il passo decisivo si
compie. L'azione ai danni della famiglia Gadolla è sentito
come un passo politicamente corretto (in un'accezione ben
diversa da quella che ha assunto il termine oggi) visto che
colpisce uno dei più odiosi portabandiera del fascismo genovese.
Fu il vecchio Gadolla che favorì il tentato congresso missino,
nel 60 a genova.
Il sequestro Gadolla innescherà, però, un contatto pericoloso,
che si dimostrerà fatale, con Rinaldi e soprattutto con Vandelli.
Vandelli è il vero ideatore del sequestro ed entra in contatto con la
XXII ottobre attraverso Rinaldi, ex-partigiano sbandato.
I contatti con Vandelli, "lo svizzero", non si interrompono
completamente dopo il sequestro.
Tra l'ottobre '70 e il marzo '71 si rifà viva radio GAP.
Denuncia il fascismo spagnolo che aveva emesso le condanne a morte di
l'attentato al deposito IGNIS di Borzoli, del fascista Borghi ed il
sabotaggio di uno dei depositi della Raffineria Garrone di Arquata
Scrivia.
E' sempre del marzo '71 la scoperta, dovuta ad una fuga di notizie,
dei preparativi per un colpo di stato, preordinato per il 18 marzo da
Valerio Borghese. Ed una delle più importanti riunioni si è svolta
proprio nella villa Canale di Santa Chiara, con uomini come il
petroliere Garrone e l'armatore Cameli.
E così arriviamo alla mattina del 26 marzo 1971, quando due impiegati
dello IACP, Floris e Montaldo, subiscono uno scippo, da parte di due
individui, mentre trasportano gli stipendi dei dipendenti.
Questo fatto di cronaca è destinato ad assumere poporzioni clamorose e
la dimensione di una delle più grandi montature repressive di quegli
anni.
Rossi e Viel (dei GAP) avevano posteggiato la Lambretta in via
Banderali e attendevano la macchina con gli impiegati dello IACP, che
avrebbe dovuto attraversare il cancello e poi parcheggiare.
Ma il cancello, quella mattina, è stranamente chiuso.
Da questo momento, il piano di Rossi e Viel subisce un repentino
cambiamento.
Rossi non ha più il tempo di scartare il pepe che aveva deciso di
usare per agevolare lo scippo. Vedendo gli impiegati dirigersi verso
il portone, strappa la borsa coi soldi, fugge, estrae la pistola e
spara un primo colpo a terra, per far desistere gli eventuali
inseguitori.
Al loro inseguimento si lancia, però, Floris.
Su per le scale che da via Bernardo Castello portano a via Banderali,
correndo, con i soldi in una mano e nell'altra la pistola, Rossi spara
ancora due colpi verso terra, gridando a Floris di fermarsi.
Arrivati alla lambretta, Viel tenta di metterla in moto. Il motore
stenta ad avviarsi. Il contrattempo permette a Floris di recuperare
terreno.
Rossi, impacciato dalla borsa coi soldi e dalla pesante pistola a
tamburo, si gira ancora una volta per esplodere un'altro colpo verso
terra.
Floris, lanciato a tuffo verso le gambe di Viel, incontra il
proiettile e la morte.
La scena è stata ripresa da un giovane fotografo dilettante,
richiamato dagli spari e dalle grida.
La lambretta viene inseguita da una porsche e raggiunta nei pressi di
piazza matteotti. Rossi viene costretto a scendere, mentre Viel riesce
a fuggire.
Due brigadieri di PS saltano addosso a Rossi, che lascia andare i
soldi e si consegna con la relativa tranquillità di chi ha compiuto
uno scippo e gli è andata male.
Il processo per direttissima è fissato per la mattina del 30 marzo.
I fascisti si danno appuntamento a Palazzo Ducale per inneggiare alla
pena di morte. Ma intanto la polizia continua ad indagare, e si sta
preparando qualcosa di grosso, di troppo grosso per essere gestito da
un processo per direttissima.
L'indagine viene carpita dal dottor Mario Sossi.
Sossi comincia a fare il bello e il cattivo tempo: chiunque sia
vagamente sospettato anche solo di avere avuto una qualche relazione
puramente verbale con gli imputati, viene sbattuto in carcere.
Al momento del suo arresto, Rossi chiederà, come avvocato, Ricci,
presidente dell'ANPI. Ricci rifiuta il mandato. Nel frattempo viene
fuore il nome di Rinaldi. Ricci assume la difesa di Rinaldi. Ebbene,
Rinaldi, tra gli altri nomi, fa quello di Vandelli, come organizzatore
del sequestro Gadolla.
E Vandelli è il fascista iscritto nelle liste di Savona, durante le
precedenti elezioni.
Mentre prima si parlava di sovversivi rossi, tupamaros, maoisti,
alcuni addirittura con la tessera del PCI della sezione di piazzale
Adriatico, ora l'Unità può uscire dall'imbarazzo: "non sono rossi,
sono neri!"
Il periodo in cui viene depositata la sentenza istruttoria coincide
colla morte di Giangiacomo Feltrinelli. Radio GAP, inaspettatamente,
si rifà viva con un'interferenza televisiva che viene captata nelle
zone della città intorno a corso Europa.
Il messaggio rivendica Feltrinelli ai GAP.
Mentre l'Unità continua a parlare della banda fascista Vandelli
(e Porcù, uno degli imputati, dovrà scrivere una lettera ai giornali
per ricordare gli anni di galera trascorsi nelle carceri fasciste e il
suo passato di milizia partigiana), il secolo XIX si distingue
collocando il fattorino ucciso accanto a Orietta Berti e Raffaella
Carrà nel concorso per il personaggio dell'anno.
Inizia il processo: regista è Napolitano, protagonista è Sossi.
Napolitano, già presidente dei tribunali speciali fascisti, radiato e
poi riabilitato, è presidente in questo processo nonostante sia nel
consiglio di amministrazione dello IACP.
Degli imputati, alcuni hanno militato nel PCI, come Rossi ,Gibelli
(segretario della sezione Mandoli), Fiorani; i più giovani sono
proletari che campano di lavori saltuari; qualcuno dei più vecchi
ha combattuto durante la resistenza ed ha conosciuto i tribunali
speciali e le galere fasciste, come Malagoli, ma soprattutto come
Porcù.
Il vero protagonista è Mario Sossi.
Le udienze, le più provocatorie, le più grottesche, le più violente,
lo vedono direttamente responsabile. Offende ripetutamente gli
imputati, e quando questi rispondono li denuncia regolarmente, mentre
le controdenunce vengono sistematicamente archiviate.
I suoi testimoni brillano per la loro macabra personalità.
Fra loro Rainero Lavalle, facente parte dell'organizzazione "Falchi
Neri" (che intendevano distruggere tutti coloro che attentavano allo
stato); Lavalle, incarcerato un anno prima per aver aggredito una
vecchietta, tentando di ucciderla con un mattarello, per derubarla,
per questo reato viene affidato a Sossi, che lo usa come spia e
provocatore.
Lavalle è completamente pazzo. E' opinione di numerosi detenuti, cui
raccontava di essere già morto e sepolto in un forte sulle alture di
Genova e di essere un vampiro. Sembra che di notte, in carcere, fosse
solito appollaiarsi, nudo, sullo stipetto della cella.
Le pene comminate sono allucinanti. Per il furto della lambretta
vengono somministrati 19 e 6 mesi complessivi. Per uno scippo e un
omicidio preterintenzionale, un ergastolo e 160 anni.
Il processo d'appello si apre il 6 febbraio 1974.
La prima settimana processuale è caratterizzata dalla rassegnazione
degli imputati, dall'impotenza della difesa e dalla protervia
dell'accusa.
Il clima è intimidatorio: il pubblico è schedato, perquisito.
Bisogna attendere l'arrivo degli avvocati Guiso e Di Giovanni da Roma,
Sorbi di Pisa, Guidetti Serra di Torino e Arnaldi di Genova.
E' evidente che gli avvocati locali giocano la pelle dei loro difesi
sul filo del sorriso al presidente e della manata sulle spalle del
pubblico ministero.
Si scopre che il rullino delle foto non è agli atti. Non è stato mai
fatto alcun sopralluogo circostanziato, nessuna perizia balistica e
medico-legale, nemmeno la foto del cadavere di Floris è agli atti.
Nel contempo giungono le adesioni di solidarietà da un gruppo di
intellettuali francesi: la redazione di Liberation, Sartre, De
Beauvoir, Godard ed altri. Si reclama la verità.
Una rapida lettura delle sentenze basta a capire la sostanza di questo
secondo processo, che aveva visto incrinarsi le basi dell'accusa.
Si concedono le attenuanti generiche a tutti gli imputati.
Si conferma l'ergastolo a Rossi, che più di tutti simboleggia la
natura politica del gruppo.
Ma non è finita! Il 18 aprile 1974 si diffonde in un baleno la notizia
che Sossi è stato rapito.
Mentre la polizia setaccia i quartieri alti della città, la stampa
confondere l'idendità delle Brigate Rosse, confondere l'idendità di
Sossi.
Ma è proprio Sossi che rompe le uova nel paniere e comincia a
"cantare".
"Non sono soltanto io responsabile dei miei errori"- dichiara.
Si preparano i funerali di Sossi. Tutti si apprestano a fare del loro
meglio per non perdere voti, a causa della sua morte.
Nessuno attacca Taviani per la decisione di volere un "eroe" morto.
Tutti attaccano le brigate rosse per volere la liberazione dei loro
compagni.
L'unica voce discorde, in questo coro, è proprio quella di Sossi.
Si dimette dall'Unione Magistrati, scrive al presidente della
repubblica.
Fanfani scampanella a morte. Nell'ultimo comizio per il referendum, a
Genova, lo dà già per spacciato.
La Corte d'Appello, sotto la presidenza De Vita ordina l'immediata
scarcerazione degli otto compagni della XXII Ottobre.
L'ordinanza viene impugnata dal procuratore Coco, spalleggiato da
Taviani e da Rumor, e non viene eseguita.
Il referendum è passato e la vita di Sossi non vale più nulla.
Sossi viene rilasciato, nella giornata del 23 maggio, insieme ad un
comunicato, l'ottavo.
".....Liberando Sossi mettiamo Coco e chi lo copre di fronte a precise
responsabilità: o liberare immediatamente i compagni o non rispettare
le loro stesse leggi."
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Salud
--Franco Senia--
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"Oh gentiluomini, il tempo della vita è breve!
Trascorrere questa brevità nella bassezza
sarebbe cosa troppo lunga.
Se viviamo è per marciare sulla testa dei Re.
Se moriamo, o che bella morte, quando i Principi
muoiono con noi.
Ora per le nostre coscienze le armi sono giuste.
Quando l'intenzione nel portarle è ragionevole."
William Shakespeare - Enrico IV -
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Sinuhe
2014-06-01 21:32:27 UTC
Permalink
<***@gmail.com> ha scritto nel messaggio news:82b2c3dc-12ca-4df0-a107-***@googlegroups.com...
Il giorno domenica 11 febbraio 2001 19:19:46 UTC+1, Franco Senia ha scritto:

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